Spesso ci dimentichiamo che l’udito rappresenta una parte essenziale della comunicazione quotidiana e raramente ci fermiamo a pensare all’importanza che ha l’orecchio, come organo complesso, nelle nostre vite.
La qualità della nostra vita, d’altra parte, è influenzata da suoni leggeri, come la risata spensierata di un bambino, la musica, o il ticchettio delicato della pioggia sul tetto. I rumori, inoltre, sono molto utili per l’orientamento, basti pensare come il suono dei passi ci aiuta nell’orientamento spaziale o il rumore di un motore ci permette di localizzare i potenziali pericoli della strada.
La diminuzione della capacità uditiva determina, non sono problemi per l’individuo che ne soffre, ma anche per le persone a lui più vicine. In molti casi amici e parenti riconoscono un disturbo dell’udito prima del paziente stesso. Adottare un’efficace prevenzione, informarsi sulle buone abitudini utili per preservare il proprio udito e imparare a riconoscere i segni premonitori di un danno uditivo, consente di intervenire precocemente sui disturbi e ridurre la probabilità di incorrere in danni peggiori.
Il termine ipoacusia, o più comunemente chiamata sordità, deriva dal greco ipo=basso e acusia=udito e consiste in un indebolimento della capacità uditiva, che può essere classificata come ipoacusia lieve, moderata, grave o profonda.
L’ipoacusia rappresenta una delle cause più frequenti di disabilità dell’adulto, causando non solo deficit comunicativi legati alla disfunzione uditiva, ma anche vere e proprie patologie neuropsichiatriche di cui la più frequente è rappresentata dalla depressione.
La riduzione della capacità uditiva può essere congenita o secondaria ad invecchiamento, malattie infettive, assunzione di farmaci ototossici, traumi fisici od acustici.
Talvolta all’ipoacusia può associarsi un fenomeno denominato acufene.
L’acufene o tinnitus è un disturbo uditivo, in alcuni casi particolarmente fastidioso, che si manifesta in assenza di alcuna sorgente esterna. Può manifestarsi per una breve durata o persistere nel tempo sotto forma di fischi, ronzii, fruscii, sibili ecc., e localizzarsi in corrispondenza di un solo orecchio o entrambi.
Diverse sono anche le cause eziologiche: dal calo uditivo all’esposizione al rumore, all’utilizzo prolungato di alcuni farmaci ototossici. La popolazione di età compresa tra i 45 e i 75 anni è quella più interessata da questo fenomeno.
Alcune volte l’acufene può determinare ripercussioni sulla qualità di vita che si manifestano con disturbi del sonno, ansia, nervosismo, difficoltà di concentrazione, stress, fino a disturbi depressivi o d’ansia
Viene formulata dallo specialista ORL con una serie di esami strumentali.
Anamnesi:
Il primo approccio diagnostico consiste nell’effettuare un’accurata anamnesi, cioè una raccolta di informazioni sulla storia medica del paziente e della sua famiglia, indagando sia sui comportamenti che possono aver provocato la perdita dell’udito (esposizione al rumore, uso di farmaci ototossici ecc.), eventuali sintomi associati all’ipoacusia (come dolore nell’orecchio, acufeni, vertigini) e la data approssimativa in cui è stata avvertita per la prima volta e se questa è peggiorata nel tempo.
Otoscopia:
Durante l’otoscopia viene utilizzato l’otoscopio, uno strumento che indirizza una luce nell’orecchio permettendo di esaminare la membrana timpanica ed il canale uditivo esterno, alla ricerca di eventuali alterazioni come ad esempio:
Misura la capacità uditiva di un soggetto effettuata utilizzando toni puri, cioè stimoli a frequenze discrete che vengono fatti variare in intensità e/o frequenza.
Viene eseguito in cabina audiometrica o in un ambiente insonorizzato e richiede la collaborazione del paziente, il tecnico audiometrista incaricato, dell’esecuzione dell’esame, fa ascoltare dei suoni al paziente.
Questo esame permette di individuare l’eventuale presenza di un’ipoacusia, di capire dal punto di vista quantitativo il problema, e di valutare la sede del deficit per poter identificare se l’ipoacusia è di tipo trasmissivo o neurosensoriale.
E’ un esame che studia l’elasticità di membrana timpanica e catena degli ossicini e la pressione dell’aria contenuta nella cassa timpanica: Fornisce indicazioni oggettive sulla presenza di eventuali patologie a livello dell’orecchio medio, come ad esempio: la presenza di catarro nella cassa timpanica, la rigidità del sistema timpano-ossiculare, disfunzioni tubariche…
Dopo una prima valutazione, lo specialista può prescrivere esami diagnostici più approfonditi (diagnostica di secondo livello), o eventualmente indirizzare il paziente ad un audioprotesista, affinché siano realizzati test più specifici al fine di valutare un’opportuna e personalizzata terapia protesica.
Lo scopo delle prove vocali è la valutazione della capacità comunicazionale del soggetto. Le considerazioni di base sono molto simili a quelle già fatte per le prove tonali, la differenza sta nello stimolo inviato. Viene infatti richiesto al paziente di ripetere una serie di parole o frasi inviate tramite CD.
L’esame vocale rappresenta una fase fondamentale per poter impostare una corretta terapia protesica perché permette di capire le reali capacità di comunicazione del soggetto.
Studio della conduzione dello stimolo uditivo lungo la via acustica centrale.
Studio della funzionalità delle cellule acustiche della coclea.
Funzionamento
Un apparecchio acustico è un dispositivo di comunicazione estremamente sofisticato; proprio come esistono molte forme di perdita uditiva, esistono diversi tipi di soluzioni per l’udito. Gli apparecchi hanno cinque componenti di base in comune: microfono, microchip, amplificatore, altoparlante e batteria
Con le attuali protesi digitali, o meglio con i computer acustici come andrebbero chiamati, è possibile intervenire su una svariata di parametri sonori diversi in tempo reale. In questo modo ne beneficiano sia la qualità di amplificazione dei suoni che la comprensione delle voci. La definizione “computer acustico” è appropriata in quanto gli apparecchi acustici, oggi, sono potenti PC miniaturizzati, dalle dimensioni di poche decine di millimetri.
L’applicazione protesica, richiede una profonda preparazione tecnica e audiologica del personale, sia in fase diagnostica che terapeutica, senza la quale si rischia di vanificare le potenzialità offerte dalla tecnologia.
Gli apparecchi attuali sono in grado di individuare la presenza della voce e di adattare di conseguenza le modalità di amplificazione dell’apparecchio. Ciò consente di migliorare la comprensione della voce nel rumore e di ridurre l’amplificazione, in assenza di parlato. Questa ultima possibilità è particolarmente importante per ridurre l’affaticamento acustico nelle persone che frequentano ambienti molto rumorosi.